Decreto flussi: per Legacoop Emilia-Romagna le quote sono insufficienti

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"Le istituzioni adottino una programmazione di lungo periodo condivisa con le organizzazioni imprenditoriali"

Le quote di ingresso di lavoratori stranieri in Italia fissate dal “Decreto Flussi” sono insufficienti a rispondere alle esigenze produttive di settori - in particolare quelli ad elevato impiego di lavoratori stagionali, come l’agricolo e il turistico-alberghiero - che in Emilia Romagna rappresentano una parte significativa dell’economia regionale, determinando il rischio concreto che le attività non possano essere gestite con continuità e regolarità nella stagione che sta per iniziare e in quella futura.

Ad esprimere preoccupazione sono Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna, e Simone Gamberini, presidente di Legacoop nazionale.

“Dalle nostre associate – sottolinea Montroni – riceviamo segnalazioni costanti sull’insufficienza delle quote di lavoratrici e lavoratori assegnate alla nostra regione per rispondere agli effettivi bisogni di manodopera che consentano di svolgere con regolarità e tranquillità le attività di impresa. Le criticità maggiori si evidenziano nelle cooperative di trasformazione, nel lavoro agricolo e in quelle che gestiscono le attività legate al turismo balneare. Il meccanismo delineato dal decreto Flussi risulta ormai palesemente inadeguato alle reali esigenze produttive, con il rischio concreto, ad esempio, che venga pesantemente limitata la ripresa post pandemica delle attività legate al turismo”.

Un problema, quello evidenziato nella regione, che si inserisce in un quadro generale di perdurante carenza di offerta di lavoro che interessa tutti i settori produttivi, citiamo in particolare il settore edile, quello dei trasporti e della movimentazione e, da ultimo, anche quello dei servizi alla persona, limitandone le opportunità di crescita.

“In molte regioni ci troviamo ad affrontare lo stesso problema dell’Emilia-Romagna – sostiene Gamberini – e questo rende evidente la necessità di aggiornare la regolazione attuale degli ingressi di stranieri in Italia per motivi di lavoro, sulla base di una programmazione di lungo periodo condivisa tra le Istituzioni e tutte le organizzazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale. È indispensabile superare la logica della contingenza e dell’emergenza, mettendo in campo politiche di accoglienza e di integrazione realmente in grado di sostenere le funzioni vitali del Paese, anche in considerazione delle trasformazioni del suo profilo demografico. Il nostro auspicio è che si possa avviare un confronto con la Conferenza Stato Regioni e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per concordare quote di lavoratori stranieri realmente rispondenti alle esigenze delle imprese”.

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